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CALCIO

La Grande Intervista: L’allenatore del Como 1907 e Campione del Mondo Cesc Fàbregas sulla Prima Stagione del Club in Serie A dopo 21 anni

Cesc Fàbregas è seduto su un divano blu all’interno della rinnovata mensa del Como. Dietro di lui c’è un bar, con una selezione di frutta sul lato destro. Sotto il bancone ci sono degli sgabelli con le tre maglie del club per questa stagione, ognuna con lo scudetto della Serie A sulla manica. 

Il 37enne si trovava poco prima nella sala da pranzo accanto, seduto al tavolo con gli allenatori ad analizzare la sessione di allenamento della mattina.

Mentre si siede per parlare con BLU, guarda fuori dalle vetrate i lavori di costruzione del nuovo campo di allenamento della prima squadra. Ovunque si posi lo sguardo, ci sono segni di quanto lontano sia arrivato il club dal suo arrivo nel 2022

“Due anni fa, non avevamo nulla di tutto questo,” dice il primo allenatore del Como.

“Ci allenavamo lunedì in un posto, martedì in un altro, mercoledì in un altro ancora. Non avevamo un ristorante dove mangiare insieme. Si finiva alle 3.00 e si doveva andare al primo bar o a casa a farsi un panino perché era già troppo tardi per pranzare.

“Ci sono tante cose che non si vedono. La gente non vede dov’era questo club un anno e mezzo fa e dove si trova ora, su tutti i livelli. Siamo incredibilmente fortunati a far parte di questo progetto straordinario.”

Cesc Fàbregas ha assistito a grandi cambiamenti al Como dal suo arrivo nel 2022. Sebbene il club abbia impiegato più di due decenni per riconquistare la vetta della classifica, Fàbregas sa di non godere del lusso di avere tanto tempo a disposizione mentre affronta il salto di qualità con la sua squadra. 

L’anno scorso, come vice allenatore, ha tenuto un discorso negli spogliatoi dopo la promozione, avvertendo i giocatori del duro lavoro e del cambio di livello che li attendeva. La Serie B era solo un “riscaldamento”.

“L’ho detto perché lo pensavo davvero. Sentivo che il salto dalla Serie B alla Serie A sarebbe stato molto grande. Lo percepivo così allora e continuo a dirlo oggi. Tornando a quel momento, l’ho detto per una buona ragione.

“Lo si può vedere ora che ci sono tante squadre di grande qualità. L’anno scorso, a seguito di un errore difensivo, sapevamo che magari gli avversari avrebbero preso palo o calciato fuori. Ora invece ad ogni errore vieni punito e subisci gol.

Questo è il livello nel quale ci troviamo ora. Dobbiamo esserne consapevoli e continuare a lavorare, essere coraggiosi, sviluppare il nostro metodo, il nostro stile di gioco e crescere, che è la cosa più importante.”

La crescita è un tema che sta a cuore a Fàbregas. Dopotutto, ha imparato da uno dei migliori. Tanti  anni di formazione sotto la guida di Arsène Wenger all’Arsenal che lo hanno reso un talento di classe mondiale. 

Ora cerca di replicare quel successo dalla panchina. Ha lavorato con alcuni dei più grandi allenatori del calcio europeo e tanti sono i suoi quaderni pieni di appunti e strategie. Tutto ciò ha contribuito a plasmare la sua filosofia, che è felice di condividere.

“Penso che sia importante credere nella propria idea, adattarsi ai giocatori che si hanno a disposizione, ma essere molto convinto di ciò che si fà” spiega riguardo al suo approccio.

“Analizzare sempre cosa si può migliorare. Far sentire i giocatori a proprio agio in ogni partita, mostrare che si sta andando nella direzione giusta, che si sta lavorando per raggiungere standard sempre più alti. Dimostrare il desiderio di far parte di questo club.”

“Il club mi da tutti gli strumenti necessari per far si che ciò accada. Siamo solo agli inizi, come club, come staff, come squadra, rispetto a dove vogliamo arrivare. C’è un modo preciso per dimostrare e creare ciò che vogliamo. 

Con il club e l’allenatore allineati sulla visione futura, l’ultimo tassello sono i giocatori.

Ci sono state difficoltà da superare, come la lunga lista di infortuni che ha lasciato Fàbregas con un solo centrale disponibile su sei con cui ha iniziato la stagione.

“I giocatori stanno seguendo ciò che cerchiamo di fare. Tutti vengono qui con l’atteggiamento giusto, positivi, pronti ad aiutare” dice.

“Alcuni valori, ovviamente, non sono negoziabili: il rispetto, l’atteggiamento, la voglia di dimostrare ogni giorno di voler far parte di questo progetto. Credo di stare vedendo tutto questo.”

Mentre i lavori al Centro Sportivo di Mozzate proseguono sullo sfondo, rumore di trapani e trattori interrompono le parole di Fàbregas. Ma non sono solo i cambiamenti fisici a raccontare la crescita del club.

Quando gli viene chiesto qual è stato il cambiamento più grande che ha notato durante il suo periodo al club, Fàbregas risponde “La mentalità. Penso che questo sia qualcosa che sono riuscito a sviluppare nel club fin dal primo giorno. 

“Prima si trattava di non perdere. Ora vogliamo affrontare chiunque con decisione e vincere ogni partita.”

Ad aiutarlo in questa trasformazione ci sono i veterani fidati. In estate, Sergi Roberto, Alberto Moreno e Pepe Reina si sono uniti alla squadra per aggiungere esperienza.

Ex compagni di squadra a livello internazionale e non solo, ora il 37enne si affida a loro per trasmettere il suo messaggio negli spogliatoi.

“Portare esperienza è importante nei momenti difficili,” dice. “Possono gestire certe situazioni da soli. Questi giocatori hanno un ruolo ed una responsabilità enormi”

“Posso scommetterci la mia vita su di loro, ecco perché non mi piace intromettermi troppo”.

“I giocatori che si uniscono a me per aiutare devono essere persone di cui mi fido ciecamente. Di questi tre ragazzi mi fido, per la loro qualità, per ciò che portano sul campo e fuori dal campo.

“Sono persone umili, lavorano sodo. Si assumono la responsabilità delle loro azioni. Guidano la squadra nei momenti difficili. Sono leader. È per questo che abbiamo pensato di portarli qui, e siamo stati fortunati ad esserci riusciti.”

Se il Como è fortunato ad averli, lo è anche la Serie A. Il massimo campionato italiano sembra una volta ancora dirigersi nella giusta direzione, con un crescente interesse a livello globale.

Questo rende più facile per Fàbregas e il suo club attirare alcuni dei nomi più riconoscibili del calcio.

“Il campionato sta migliorando,” dice Cesc. “È un campionato dove puoi imparare molto, dove molte squadre fanno cose diverse rispetto a quello che vediamo in Europa.

“Molte persone in Europa e nel mondo sono interessate a guardarlo e ci sono molte squadre di alto livello.

“Ora ci sono otto squadre in Europa. Questo dimostra anche il buon livello del campionato in termini di qualità. Sono sicuro che continuerà a crescere.”

Non è un caso che Fàbregas e il Como siano ben consapevoli del numero di squadre che si qualificano per le competizioni continentali in Italia.

Il club non ha mai nascosto la propria ambizione e, dopo essere salito dalla Serie C al massimo campionato in soli tre anni, le sue aspirazioni necessitano di un aggiornamento.

“Un passo alla volta,” dice l’allenatore. “Certo, nella mia testa, nella testa di Mirwan Suwarso [Presidente del Club], nella testa di Charlie Ludi [Direttore Sportivo], abbiamo un piano, abbiamo un’idea.

“Siamo molto più avanti rispetto a dove pensavamo di essere un anno fa. Ma bisogna fare i passi giusti al momento giusto. Non ho paura di parlare di [qualificazione europea] nel senso che, se continuiamo a lavorare in questo modo, tra qualche anno potremmo farcela.

“Ma ancora una volta, è sul campo che bisogna parlare.”

Ora è il momento che sia il calcio a parlare.