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CALCIO

Marc Oliver Kempf il difensore che ha trovato una nuova energia sul lago

Marc Oliver Kempf è arrivato a Como con la consapevolezza di un giocatore che aveva bisogno di un nuovo capitolo. Da quando è arrivato sul Lago nell’agosto 2024 firmando un contratto triennale, il difensore tedesco ha abbracciato sia una nuova  sfida in campo che un nuovo stile di vita fuori. Un nuovo campionato. Una nuova cultura. Un nuovo ritmo.

Ne parla oggi con una calma lucida: la città gli sembra ordinata e accogliente, il lago trasmette una quiete avvolgente prima ancora di accorgersene. Lasciare la Germania è stato difficile, ma necessario, e il passaggio a una nuova lingua e a una nuova cultura l’ha stimolato. In campo è cresciuto settimana dopo settimana trovando un ritmo positivo con la squadra e sorride dicendo che chiunque sia mai stato a Como sa bene cosa offre questo posto.

Il suo trasferimento è iniziato grazie ai dati. Il team scouting lo ha notato e Cesc Fabregas l’ha chiamato subito. La conversazione è stata breve, ma incisiva. Kempf ha percepito l’onestà e l’importanza del progetto. Per un calciatore è un grande privilegio: non molte persone hanno la possibilità di cambiare paese grazie al proprio lavoro e questa volta lui ha colto questa opportunità.

La sua ammirazione per Fabregas è evidente. Parla dell’intensità degli allenamenti e dell’eredità di un professionista che ha giocato per la sua Nazionale e per squadre come Arsenal, Chelsea e Barcellona. Gli standard sono alti e si vedono in ogni esercizio.

Fuori dal campo Kempf si è ambientato in fretta. La presenza di compagni che parlano inglese lo ha aiutato nelle prime settimane. Si è impegnato seriamente nello studio dell’italiano: trovare un insegnante che conoscesse sia il tedesco che l’italiano ha richiesto tempo, ma ora le lezioni sono diventate un punto fermo della sua settimana. Dice che capisce quasi tutto durante gli allenamenti anche se parlare lo mette ancora alla prova ogni giorno.

Le partite al Sinigaglia lo hanno sorpreso. Lo definisce uno stadio storico con un cuore pulsante. In Germania giocava in arene da quaranta o cinquantamila spettatori. Qui diecimila persone praticamente sopra al campo creano qualcosa di intenso e vicino. Il rumore è diretto. L’atmosfera ti avvolge.

Il suo modo di leggere le differenze tra il calcio italiano e quello tedesco è immediato. L’Italia è più tattica, dice. Ogni giorno includiamo una parte di lavoro tattico e il possesso è fondamentale per riprendere controllo dopo una transizione. In Germania il carico di corsa è più alto e il gioco è più fisico, caratterizzato da cambi di ritmo più rapidi.

Il momento che ha segnato il suo percorso è arrivato in un pomeriggio che resterà nella memoria di Como per decenni: la vittoria per due a zero contro la Juventus. Kempf ha segnato il suo primo gol in Bianco Blu arrivando sul secondo palo per spingere in porta un cross di Nico Paz con un mix di fisicità e tempismo difendendo poi come se portasse con sé la passione e l’intensità di tutto lo stadio. Ha vinto duelli. Ha bloccato conclusioni. Ha lottato su ogni pallone. Otto delle ventuno respinte della squadra sono state sue. La fascia che aveva sulla testa nel secondo tempo ha raccontato il resto della storia.

Quel gol era stato provato e riprovato con Marco Cassetti e Cristiano Scazzola che lo hanno trasformato in uno dei difensori più pericolosi della Serie A in termini di expected goals. Quel colpo di testa ha richiamato quanto fatto a Firenze qualche mese prima quando aveva scavalcato Robin Gosens per segnare il pareggio prima della rete decisiva per la vittoria di Addai.

Questo lavoro difensivo ha definito la crescita del Como che è tra le squadre che hanno concesso meno conclusioni nello specchio in Serie A e tra le migliori per expected goals concessi. Una squadra spesso elogiata per la sua brillantezza offensiva è diventata una delle unità difensive più intense ed efficaci del campionato. Il ruolo di Kempf in questa trasformazione è evidente: forte nel gioco aereo, calmo con il pallone, feroce nei duelli e affidabile nei momenti che contano.

La sua quarantesima presenza con il club ha sancito un traguardo storico. La prima vittoria sulla Juventus dopo settantatré anni sigillata dal suo istinto e dalla sua determinazione.

Parlando con lui oggi si percepisce di avere di fronte un giocatore che riconosce il peso di questo capitolo. Dai giorni nelle giovanili dell’Eintracht Francoforte passando per Friburgo, Stoccarda e Hertha, Kempf ha sempre dato continuità al suo lavoro. A Como ha trovato una rinascita. Un nuovo scopo. Un senso di appartenenza. Su un lago che riflette montagne e cielo, lui è diventato parte integrante della famiglia Bianco Blu. Un leader. Un riferimento. Una presenza che dà forma alle ambizioni del club.