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CALCIO

Dele Alli: il Nuovo Showman del Como 1907

Quando il giocatore inglese Dele Alli ha messo piede a Como, non stava semplicemente arrivando in un nuovo club, ma stava entrando in uno scenario da cartolina. Un luogo dove il calcio incontra il fascino, dove storia e ambizione si intrecciano. Dopo il suo arrivo al Como 1907 durante il periodo di calciomercato di gennaio, BLU ha incontrato Dele per scoprire le sue prime impressioni e come si sta ambientando, a partire da ciò che lo ha colpito maggiormente: il panorama.

“Quando ho visto il lago? Ho pensato che fosse mozzafiato,” racconta. “Penso che sia uno dei posti più unici che abbia mai visto.”

Per un giocatore che ha calcato i palcoscenici più prestigiosi del calcio, dalla finale di Champions League a una semifinale Mondiale, e che ha esplorato posti incantevoli, non è una dichiarazione da poco. Ma questo nuovo capitolo non riguarda solo il paesaggio; riguarda ciò che deve ancora avvenire. Perciò vediamo, come si sta trovando finora?

“Alla grande,” dice. “Ci sono giorni più difficili, ma adoro essere qui, conoscere i ragazzi, creare legami con i miei nuovi compagni. Incontrare le persone del club è stato bello.”

Dele ha giocato per alcuni tra i più iconici del calcio: Mauricio Pochettino, José Mourinho, Carlo Ancelotti, Antonio Conte. Ora, gioca per qualcuno che tempo fa ha affrontato a centrocampo: Cesc Fàbregas.

“Penso che sia un allenatore straordinario. È interessante però, perché sono abituato a chiamare l’allenatore ‘Gaffer’, mentre qui tutti lo chiamano ‘Mister’.”

“Avendoci giocato contro, il rapporto è diverso rispetto a quello che ho avuto con i miei precedenti allenatori. Per me, è stato uno dei migliori centrocampisti di sempre, quindi poter lavorare con lui e sotto la sua guida è un onore. Finora è stata un’esperienza fantastica.”

Fàbregas ha già sottolineato come Dele possa essere un mentore per i giovani talenti del Como, un ruolo che l’inglese sta accogliendo con la sua tipica combinazione di onestà e umorismo.

“Non so come sarò in questo ruolo,” scherza. “Ma sicuramente cercherò di aiutarli in veste di giocatore con più esperienza. Vorrei che imparassero dagli errori che ho commesso io nelle prime fasi della mia carriera.”

“È un gruppo di giocatori davvero talentuosi. Non mi aspettavo che fossero così bravi. Il livello è alto e alcuni ragazzi hanno capacità incredibili.”

I giovani del Como sono in buone mani con Dele. Avendo giocato per allenatori del calibro di Pochettino e Conte, ha raccolto consigli inestimabili lungo il suo percorso.

“In realtà, mi è piaciuto tanto lavorare con Conte. Era la fine del mio periodo al Tottenham. Ho sempre avuto rispetto per tutto ciò che ha fatto lì durante il mio periodo con il club e per il suo metodo, così come per la passione che metteva in ogni aspetto, è stato incredibile.”

“Poch mi diceva sempre di essere me stesso. Non mi correggeva su cose superflue, mentre invece altri allenatori lo avrebbero fatto. Semplicemente, mi lasciava esprimere nel modo in cui preferivo.”

“Avere libertà in campo è fondamentale. Come calciatori, ognuno di noi ha il proprio stile, il proprio modo di giocare. A volte il calcio può diventare troppo schematico. ‘Devi correre qui, passare lì’ e per me questo toglie la bellezza al gioco.”

“Vogliamo intrattenere, vogliamo fare i nostri giochi, e ogni giocatore è diverso, porta qualcosa di unico. A volte capita che pensi a una giocata sul momento e funziona, senza che fosse programmata. Credo che allontanarsi un po’ dalla rigidità della tattica e mantenere la propria personalità è importante.”

Oltre ai consigli degli allenatori, Dele ha avuto a che fare con avversari che gli hanno impartito lezioni preziose. Quali sono stati i più difficili da affrontare?

“Ovviamente, non è mai capitato che ci marcassimo direttamente. Ma per me, Messi è il più forte.”

“Kevin De Bruyne è un altro giocatore che metto sempre tra i più forti, perché giochiamo in posizioni simili. Spesso mi capitava di trovarmi dietro di lui, vedevo gli spazi e pensavo: ‘Ti prego, ti prego, non vedere quel passaggio’. E invece lo vedeva sempre e andava alla perfezione. È una dote che rispetto moltissimo.”

Il rispetto è qualcosa a cui Dele ha sempre dato importanza, soprattutto per coloro che lo hanno aiutato a costruire la sua carriera fin da giovane. È lunga la lista di persone che lo hanno maggiormente influenzato.

“Ci sono state diverse persone” racconta. “Fin da piccolo, ovviamente la famiglia che mi ha adottato. Il mio allenatore Dan Micciche e poi Carl Robinson. Fino ai 16 anni, sono stati punti di riferimento fondamentali, dandomi la possibilità di giocare a livello professionistico quando ero ancora così giovane.”

“Poi, quando sono arrivato al Tottenham, Poch e tutto il suo staff. Mi è già capitato di esprimere quanto significassero per me.”

Si tratta di un giocatore feroce, ambizioso e determinato. Un talento che, un tempo, era considerato il più promettente d’Inghilterra. Vincitore per due volte del premio Giovane dell’anno della PFA, protagonista di una semifinale di FA Cup a Wembley e uno dei volti della storica cavalcata del Tottenham fino alla finale di Champions League.

Ma il meglio deve ancora venire.

“Qual è l’età in cui si dice che un calciatore sia nei suoi migliori anni? Credo sia proprio 28 anni. Quindi decisamente non ho ancora finito qui” afferma.

“Sono una persona molto ambiziosa. Ora ho più ferocia che mai. Gli ultimi due anni sono stati tosti per me, ho dovuto imparare molto e crescere.”

“Credo fortemente che tutto accada per una ragione, e penso che il mio scopo ora sia unirmi al club e superare ciò che ho fatto in passato.”

“Non penso che gli obiettivi che mi pongo siano troppo difficili da raggiungere. Come ho già detto in passato, uno dei miei traguardi più imminenti è tornare in Nazionale per il Mondiale 2026. Ed è ancora la mia intenzione.”

Lo stile di gioco del Como può aiutarlo a raggiungere questa ambizione. È un gioco che gli si addice alla perfezione: veloce, deciso, dinamico, entusiasmante.

“Sì, è sicuramente spettacolare,” dice. “Mi sento davvero legato alla squadra. Ora, quando guardo le partite, le seguo con emozione, esulto, e noto come ci sia alta qualità sul campo. Non vedo l’ora di scendere in campo e farne parte.”

Parte di questo entusiasmo nasce dalla prima impressione che ha avuto sulla Serie A e sulle prestazioni del Como in campionato, anche se non si tratta proprio di una novità per lui. Ha già affrontato squadre italiane e, ovviamente, la Nazionale.

“La nostra squadra non gioca come avevo immaginato,” ammette.

“Mi ha sorpreso il modo in cui il Como interpreta il calcio grazie al sistema che Cesc ha creato e quanto sia diverso rispetto a tutte le squadre che abbiamo affrontato. Crea molti problemi agli avversari ed è un piacere da guardare.”

“È sicuramente un campionato molto duro, e tutti sanno che è tra i più competitivi al mondo.”

Fuori dal Campo

Qual è la tua squadra ideale per il calcetto, scegliendo solo giocatori con cui hai giocato?

Risponde tra le risate. “In porta metto Hugo Lloris. In difesa, Kyle Walker. Mousa Dembélé deve esserci per forza. Harry Kane. Sta diventando una squadra del Tottenham, vero?” sorride. “Ne manca solo uno, chi metto? Direi Jadon Sancho. È cresciuto giocando a calcio in strada come me. Sarebbe l’aggiunta perfetta per la squadra.”

Che cosa ci puoi dire sulle tue superstizioni?

“Sono molto superstizioso. Le mie principali superstizioni sono ad esempio il fatto che mangio sempre spaghetti alla bolognese il giorno prima della partita e anche come pasto pre-partita, ma mai in altri giorni.”

“Il giorno della partita, quando mi sveglio, mi vesto sempre prima dalla parte destra e poi passo al lato sinistro. Ah, e ho gli stessi parastinchi da quando giocavo nell’Under 11… quindi se qualcuno li perde…”

E l’italiano, come va?

“Sto iniziando a prendere lezioni. So ordinare un caffè alla perfezione,” dice sollevando la tazzina con un sorriso ironico.

“Per ora è difficile. Inizierò le lezioni la prossima settimana. I ragazzi in squadra mi insegnano qualche parola, ma alcuni mentono! Mi dicono che una frase significa ‘ciao, come stai?’, poi vengo a scoprire da qualcun altro che non posso assolutamente dirla a voce alta.”

“Mi serve un insegnante che sia professionale. Spero di parlare italiano in modo scorrevole entro la fine dell’anno. Questo è il piano.”

Al di là del calcio, c’è qualcosa in cui sei bravo che la gente non sa?

“Trucchi di magia e il cubo di Rubik. Riesco a risolverlo abbastanza velocemente. Dico ‘abbastanza’ perché ho visto gente farlo in 30 secondi, io non sono ancora a quel livello. Il mio record è di due minuti.”

Se avessi una barca, come la chiameresti?

“Bella domanda. Dele-Light, come delight (delizia). Capito?”

Qual è il tuo motto nella vita?

“Mai arrendersi. Penso sia fondamentale ed è qualcosa in cui credo tanto. Qualunque cosa accada, qualsiasi cosa mi succeda, alla fine voglio che la gente dica di me: ‘almeno non si è mai arreso’.”