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CALCIO

Racconti dal campo estivo dell’élite

Al Como 1907 Elite Performance Camp l’ambizione ha incontrato l’opportunità. Per il diciassettenne Joshua Swanzy è stato l’inizio di qualcosa di nuovo.

Sulle rive del lago di Como, quest’estate, un gruppo di giovani calciatori si è ritrovato per il primo Elite Performance Camp, un programma di due settimane pensato per riprodurre i ritmi e le aspettative del calcio professionistico.

Tra loro c’era Joshua Swanzy, il primo a iscriversi. Attaccante classe 2008, aveva già attraversato i settori giovanili di Inter Miami e Nashville SC. Per lui, Como rappresentava l’occasione di confrontarsi con coetanei provenienti da tutto il mondo e di vivere da vicino l’esperienza del calcio europeo.

La partita conclusiva allo stadio Sinigaglia ha aggiunto un peso speciale: sugli spalti erano presenti osservatori, e per Joshua è stato un momento decisivo. Al termine della settimana è arrivata la chiamata che può cambiare una carriera: un invito, insieme a un altro compagno, per un provino in Premier League. Una conferma che il salto dall’altra parte dell’Atlantico era la scelta giusta. Blu lo ha incontrato per raccogliere la sua testimonianza.

Joshua, raccontaci qualcosa di te e di come hai iniziato a giocare a calcio.
«Mi chiamo Joshua Swanzy, ho 17 anni e gioco in un’accademia professionistica della MLS negli Stati Uniti. Dal primo momento in cui ho toccato un pallone, il calcio è stata la mia più grande fonte di gioia. Fin da piccolo mi ha regalato libertà ed entusiasmo, e quella passione non ha fatto che crescere.»

Cosa ti ha spinto a partecipare all’Elite Performance Program?
«L’ho visto come l’occasione perfetta per portare il mio gioco a un livello superiore. Volevo mettermi alla prova, competere al massimo livello e circondarmi di giocatori e allenatori capaci di spingermi oltre i miei limiti.»

Qual è stata la parte più difficile del programma e in che modo ti ha fatto crescere?
«L’intensità. Ogni sessione era una sfida fisica e mentale. Mi ha costretto ad adattarmi rapidamente, a velocizzare le decisioni e a mantenere disciplina ogni giorno. Questo mi ha reso più forte in ogni aspetto del mio gioco.»

Che sensazione hai provato entrando in campo al Sinigaglia con gli osservatori sugli spalti?
«Indimenticabile. Giocare in uno stadio così storico, con la gente a seguirci da vicino, mi ha riempito d’orgoglio. Mi ha dato la motivazione per dimostrare quello che potevo fare su un palcoscenico internazionale.»

Come hai vissuto il momento in cui hai saputo di essere stato scelto per un provino?
«È stato surreale. All’inizio non ci credevo, poi è esplosa la gioia. Ho sentito che tutto il lavoro fatto fino a quel momento mi aveva condotto lì.»

In che modo ti stai preparando al provino, sia fisicamente che mentalmente?
«Fisicamente resto in forma con allenamenti atletici e tecnici. Mentalmente lavoro sulla costanza e sulla disciplina, ricordandomi che il successo arriva restando concentrati sull’obiettivo più grande.»

Guardando indietro, cosa significa per te questa esperienza?
«È stata una svolta. Sono tornato a casa con maggiore consapevolezza, fiducia e comprensione del gioco. Mi ha dimostrato che sono sulla strada giusta.»

Che consiglio daresti ai ragazzi che sognano un percorso simile?
«Siate affidabili. Presentatevi ogni giorno. Restate costanti. Il miglioramento nasce dalle abitudini quotidiane e dalla resilienza. Non perdete mai di vista l’obiettivo e non abbiate paura della fatica.»

Chi è stato il tuo più grande sostenitore o modello di riferimento in questo percorso?
«La mia gratitudine più profonda va prima di tutto a Dio e al sostegno della mia famiglia. Sono sempre stati al mio fianco, motivandomi e credendo in me anche nei momenti più difficili. E poi Lionel Messi: ho avuto la possibilità di vederlo da vicino ai tempi dell’Inter Miami Academy. La sua umiltà, la sua professionalità e la sua dedizione sono stati fonte di ispirazione. Mi hanno ricordato che la grandezza non è solo talento, ma anche carattere e mentalità.»

La storia di Joshua è ancora tutta da scrivere. L’Elite Performance Camp gli ha offerto, come a ogni ragazzo sceso in campo quest’estate, la possibilità di mettersi alla prova, di vedere il calcio con occhi diversi e di portare con sé nuove lezioni. Per lui, è stato anche il primo passo verso una nuova tappa della carriera.