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CALCIO

La crescita di Máximo Perrone

Un tiro-cross d’esterno sinistro, cercando Douvikas in area con la trivela. La palla prende la traiettoria perfetta, scavalca Carnesecchi e si insacca in rete dopo aver baciato il palo. È il primo gol in Serie A di Máximo Perrone, arrivato al 19’ del primo tempo a Bergamo, e valso l’1-1 finale contro l’Atalanta. Nel tabellino c’è la sua firma, in una gara interpretata con maturità dal giovane centrocampista argentino del Como.

Non solo gol e personalità: un altro episodio decisivo della sua partita è arrivato al 15’, con un salvataggio sulla linea su conclusione di Kamaldeen Sulemana che ha tenuto in vita il Como e il risultato sull’1-0. Non è la prima volta che Perrone si rende protagonista in fase difensiva: nella scorsa stagione, nell’ultima gara casalinga contro l’Inter, aveva respinto sulla linea un gol praticamente fatto di Darmian, leggendo in anticipo l’azione con grande lucidità.

“La mia responsabilità principale è aiutare la squadra, soprattutto nella fase difensiva e nella parte arretrata. Quindi sono contento per quel salvataggio e poi, beh, ho avuto un po’ di fortuna sul gol. Per fortuna sono riuscito ad aiutare la squadra in entrambe le aree e a portare a casa un punto da una partita molto difficile.” Così Máximo Perrone al termine della sfida di Bergamo.

Contro l’Atalanta, Perrone ha giocato come perno di centrocampo insieme a Da Cunha nell’ormai rodato 4-2-3-1 BiancoBlu, partendo titolare in una squadra che ha alternato costruzioni dal basso a verticalizzazioni rapide verso la punta di riferimento.

La sua è stata una prestazione da regista puro: 45 passaggi tentati con il 91,1% di precisione, 13 passaggi in avanti (84,6% riusciti), 6 nel terzo offensivo (50%) e 4 lanci completati. Numeri che raccontano la sua pulizia tecnica e la capacità di guidare la squadra nella metà campo avversaria. Il confronto con i ritmi della partita amplifica il suo peso specifico: il Como ha chiuso con 471 passaggi e l’82% di precisione complessiva. In questo contesto, l’accuratezza di Perrone è stata un riferimento costante per la manovra.

“Era un cross, però alla fine… un gol è un gol!” ha sorriso nel dopogara il centrocampista argentino.

Perrone ha vissuto una prima stagione di adattamento in Italia l’anno scorso, poi in estate è arrivata la svolta: il ritorno a Como a titolo definitivo e la fiducia totale nello sviluppo del suo ruolo. L’ufficialità è arrivata a metà luglio; da quel momento inizia un percorso lineare di crescita, nello stesso ambiente tecnico e con le stesse idee di gioco.

Lo scenario che si potrebbe aprire per Perrone è chiaro: la maglia della Selección in vista del Mondiale 2026. La strada passa da giornate come quella di Bergamo, in cui precisione, postura e letture lo hanno mantenuto costantemente sopra la media. Il Como di Fàbregas è una squadra che si esalta nella costruzione, e in questo sistema Perrone è lo snodo che apre linee, accompagna l’azione e spegne le transizioni avversarie. È lì che può aggiungere altri tasselli — contrasti, recuperi alti, presenza negli ultimi trenta metri — per completare il suo profilo e la sua crescita personale.