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La rana che veglia su una cattedrale
Ogni cattedrale custodisce una sorpresa. Milano ha la sua Madonnina dorata. Firenze, la cupola che sfidò la gravità. Como… una rana.
Sul lato nord del Duomo di Como si apre la Porta della Rana, una porta completata nel 1507 dai fratelli Rodari. Il marmo si innalza tra santi e angeli, tralci di vite e persino scene mitologiche che sembrano uscite da Ovidio. In questo vortice di devozione e di narrazione compare un dettaglio inatteso: una rana scolpita sullo stipite sinistro. La testa, distrutta da un atto vandalico nel 1912, non si vede più, ma il corpo è rimasto, levigato dalle mani di generazioni che volevano toccare con certezza ciò che la leggenda raccontava.

Il piccolo anfibio ha alimentato teorie senza fine. C’è chi sostiene che indichi il livello raggiunto da un’antica inondazione, scolpito come monito. Altri vi vedono un simbolo di rinascita per il passaggio, dalla vita acquatica a quella terrestre. Una versione più pragmatica racconta invece di un tesoro sepolto nei pressi della porta, con scavi nel 1852 a confermare che qualcosa, effettivamente, lì si nascondeva. Nulla è mai stato dimostrato. Tutto, però, continua a essere tramandato con un sorriso. È questa la forza della rana: mantiene viva la conversazione su Como.
La città ha avuto bisogno di quello stesso spirito di leggerezza e solidarietà quest’autunno, quando il lago è tornato a salire. La pioggia ha invaso il centro, sommergendo caffè e negozi. Le famiglie hanno dovuto affrontare giorni di lavoro per rimettere in ordine le case. In quelle ore, i tifosi della Curva hanno dato un esempio concreto di comunità: attesi al Sinigaglia per la Coppa Italia contro il Sassuolo, hanno rinunciato alla partita per imbracciare pale e pompe al fianco dei concittadini. I biglietti, però, li hanno acquistati comunque, perché il Como aveva deciso di devolvere l’incasso agli aiuti per l’alluvione. Il Sassuolo ha fatto la sua parte con una donazione e così il calcio ha lasciato spazio a qualcosa di più grande. E, nessuno ha dimenticato chi c’era davvero quando contava.

Così la rana sembra trovarsi perfettamente a suo agio anche nella cronaca di oggi. Un dettaglio scolpito secoli fa, sopravvissuto a vandali e tempeste. Un monito della forza dell’acqua sulla città. E una testimone della resistenza di Como, fatta di pazienza, orgoglio e, a volte, di un pizzico di ironia. Basta fermarsi davanti alla Porta della Rana, alzare la mano fino alla pietra levigata e ricordare che persino una creatura minuscola può custodire la memoria di una città. Le campane risuonano sulla piazza, il lago scintilla poco lontano e la rana, silenziosa, aspetta il prossimo capitolo.
Nota per i visitatori
Come trovare il rospo
Lato nord del Duomo di Como, Porta della Rana. Guardate lo stipite sinistro e alzate lo sguardo.
Quando andare
La mattina presto prima che arrivino i gruppi di turisti oppure al tramonto quando le campane iniziano a suonare e la piazza si illumina.
Altre tappe vicine
Piazza San Fedele per un caffè. Il lungolago per una passeggiata.