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LIFESTYLE

Il Novocomum di Terragni

Un capolavoro del razionalismo a Como (di Elena Sofia Moretti)  

“Spesso paragonato a un “transatlantico” per la sua forma insolita, il Novocomum riflette anche negli interni un richiamo navale, come nel design dinamico della scala”

L’Edificio Novocomum di Giuseppe Terragni segna una svolta epocale nella storia dell’architettura italiana. Situato strategicamente ai margini del centro storico di Como, tra lo Stadio Giuseppe Sinigaglia e il lago, questo capolavoro completato nel 1929 rappresenta il primo grande progetto dell’architetto comasco.

Terragni, una delle figure più influenti dell’architettura del XX secolo, ha lasciato un’impronta indelebile nonostante la sua prematura scomparsa a causa dei traumi della campagna di Russia nella Seconda guerra mondiale. Cresciuto in una famiglia profondamente legata all’architettura – con un padre costruttore e un fratello ingegnere – Terragni ha sviluppato una straordinaria padronanza tecnica sin da giovane, esplorando nuove soluzioni formali.

Commissionato dall’ingegner Comi, il Novocomum non è semplicemente un condominio borghese, ma un manifesto di modernità che Terragni avrebbe continuato a modellare nel panorama urbano di Como con opere come la Casa del Fascio e il Monumento ai Caduti di Erba. Considerato uno dei primi esempi di razionalismo in Italia, l’edificio riflette i principi del Gruppo 7, fondato nel 1926, di cui Terragni era un membro fondatore.

Questo gruppo di giovani architetti- con Terragni appena ventiduenne – credeva nella necessità di sacrificare l’identità individuale per un’identità collettiva, intervenendo criticamente nell’evoluzione dell’architettura italiana. Per loro, l’architettura doveva essere guidata dalla logica e dalla razionalità, rispettando regole precise e conferendo valore estetico solo attraverso la funzionalità delle forme.

Il Novocomum si rivela così il terreno ideale per applicare i concetti teorici sviluppati negli anni precedenti. Inizialmente, Terragni propone un progetto fittizio in stile ottocentesco, imitando un edificio residenziale tradizionale. Tuttavia, una volta rimossi i ponteggi esplode la controversia: Terragni ha completamente spogliato l’edificio dalle decorazioni, trasformandolo in un incastro audace di volumi, aggiungendo tocchi cromatici e creando così un’opera di rottura rispetto ai canoni del passato.

Il complesso, con i suoi cinque piani, si presenta come un volume geometrico rigoroso, con un angolo scavato e attraversato da un cilindro che rompe la rigidità ortogonale tradizionale. Questo angolo audace conferisce all’edificio una forza espressiva e plastica straordinaria, guidando lo sguardo e influenzando la percezione dell’intero progetto. Le linee inclinate dell’angolo non solo riflettono l’idea di movimento, ma ottimizzano anche la luce naturale e la ventilazione, dimostrando come l’architettura possa rispondere a esigenze estetiche e funzionali.

La copertura piana a terrazza offre una vista panoramica sul lago e sulla città, rafforzando il legame tra l’edificio e il contesto circostante. Spesso paragonato a un “transatlantico” per la sua forma insolita, il Novocomum riflette anche negli interni un richiamo navale, come nel design dinamico della scala.

Secondo l’idea razionalista di Terragni dunque, ogni elemento del Novocomum risponde a una precisa ragione d’essere. All’interno, ciascun dettaglio è attentamente studiato dall’architetto, che ha disegnato personalmente tutte le componenti di arredo, mentre all’esterno l’assoluto rigore delle superfici e della composizione volumetrica sono ulteriormente valorizzati dall’uso sapiente del colore. Infatti, contrariamente all’immagine di edifici moderni candidi, il Novocomum presenta diversi trattamenti materici e cromatici. Terragni sceglie il noisette per le superfici verticali, l’azzurro per le linee parallele e l’arancio per sbalzi e rientranze.

Anche l’uso del cemento armato, ad esempio, non è solo una scelta tecnica, ma anche simbolica. Questo materiale rappresenta la modernità poiché permette di creare spazi più ampi e luminosi in grado di rispondere alle esigenze di comfort della vita cittadina. L’innovazione tecnologica, dunque, non è un mero espediente, ma diviene parte integrante della visione estetica dell’architetto.

Alla sua costruzione, il Novocomum fu oggetto di aspre polemiche. L’uso di materiali moderni come il cemento armato e il vetro, unito all’eliminazione quasi totale di ornamenti e alla composizione asimmetrica, suscitò un acceso dibattito. Le autorità cittadine e i critici più conservatori definirono l’edificio “un cubo di cemento privo di anima”.

Terragni, tuttavia, difese con determinazione la sua visione, sostenendo che l’architettura dovesse evolversi per rispondere alle esigenze della società moderna. Per  lui, la bellezza risiedeva nella semplicità e nella verità dei materiali, non negli ornamenti. Questa visione innovativa prevalse col tempo, e il Novocomum venne riconosciuto come una delle opere più significative del razionalismo italiano, un modello di casa del futuro.

A quasi un secolo dalla sua realizzazione, il Novocomum continua a ispirare architetti e studiosi, consolidandosi come un faro per Como e per l’architettura contemporanea. La sua modernità intatta nel tempo lo rende una testimonianza viva delle profonde trasformazioni del Novecento e del coraggio di innovare, rompere con le tradizioni e esplorare nuovi orizzonti.