CALCIO
Leader su due fronti, la doppia fascia di Mërgim Vojvoda
Sono pochi i giocatori nel calcio moderno in grado di portare il peso della leadership in due contesti così diversi come Mërgim Vojvoda. Al Como 1907, è stato uno dei quattro o cinque capitani a far parte di un gruppo guida che ha contribuito a plasmare uno dei progetti più ambiziosi della Serie A. Con il Kosovo, invece, indossa la fascia permanente, guidando una giovane nazione attraverso gli anni più importanti del suo sviluppo calcistico. I contesti sono diversi, le sfide uniche, ma il filo conduttore resta lo stesso: una leadership determinata, costruita su 300 partite professionistiche e su una carriera che gli ha insegnato il valore della perseveranza.
Il percorso internazionale di Vojvoda è iniziato nel 2018, appena il Kosovo ha ottenuto il riconoscimento FIFA e ha cominciato a costruire da zero la propria identità calcistica. Lui c’era fin dall’inizio e oggi, con oltre 68 presenze, è il giocatore più esperto della nazionale. I risultati recenti mostrano quanto la squadra sia cresciuta sotto la sua guida. La vittoria per 1-0 sulla Svezia a Göteborg nelle qualificazioni mondiali ha dimostrato la capacità del Kosovo di competere ai massimi livelli, mentre la promozione in Nations League B rappresenta un altro traguardo storico per una nazione partita dalla Lega D, giusto sette anni fa.

“Raggiungere la League B della Nations League è un risultato enorme per il nostro Paese, è storico», riflette Vojvoda. “Siamo partiti dalla League D sette anni fa, e ora siamo passati al Gruppo B. In una finale come quella contro l’Islanda, giocando così bene, credo sia qualcosa di cui tutto il Paese può andare fiero”.
Per una nazione che ha vissuto un conflitto trent’anni fa, questi traguardi sportivi hanno un valore che va oltre il campo. “Significa molto per tanti, soprattutto per chi ha vissuto momenti difficili tre decenni fa. Sì, è davvero un momento di grande orgoglio per la nostra nazione». Eppure Vojvoda mantiene lucidità sul livello attuale del Kosovo: “Abbiamo una buona generazione in arrivo. Vogliamo qualificarci per un grande torneo, ma serve tempo. Stiamo ancora costruendo una determinata cultura calcistica. Penso però di averle dato inizio e stiamo scrivendo belle cose”.
Al Como, la leadership di Vojvoda assume un’altra forma. Essendo uno dei capitani della squadra, condivide la responsabilità di guidare un gruppo che unisce giovani talenti promettenti a giocatori già affermati. “Quando vedi i giocatori che arrivano dal Barcellona, dal Real Madrid, giovani molto promettenti, è impressionante», osserva Vojvoda. “E questo dimostra l’ambizione di far crescere il club. L’infrastruttura, lo stadio nuovo… tutto procede a grande velocità”.
Ma l’ambizione senza una guida può vacillare, ed è qui che Vojvoda e i compagni più esperti forniscono l’equilibrio necessario. “Poi ci sono anche giocatori esperti, perché i giovani hanno bisogno di essere sostenuti da persone come Sergi. Sono vincitori. Anche l’allenatore trasmette quella mentalità, la mentalità del vincente. E lo senti subito. Anche dopo una vittoria non devi esaltarti troppo, perché per loro è normale vincere. È routine. E questo ti insegna molto”.
Questa cultura vincente, trasmessa da Cesc Fàbregas e rafforzata dai giocatori più esperti, sta trasformando l’identità del Como. Vojvoda ha abbracciato il suo ruolo in questa trasformazione, soprattutto dopo aver superato infortuni che avrebbero potuto compromettere il suo trasferimento al club. “Sono arrivato qui infortunato, quindi volevo davvero restituire al club la fiducia che ha avuto in me. Non tutti avrebbero preso un giocatore non ancora guarito, ma loro ci hanno creduto”. La sua risposta è stata netta: un gol e due assist contro il Torino già alla terza presenza da titolare, una prestazione che ha messo in mostra sia la qualità che il carattere.

Lavorare con Fàbregas ha accelerato lo sviluppo di Vojvoda anche a trent’anni, e ciò che impara a Como lo porta con sé anche in nazionale. “Qui lavoriamo in modo molto specifico, tecnico e compatto, qualcosa di diverso da quello che ho fatto prima, e mi piace molto l’approccio», spiega. “Ci concentriamo molto sul possesso palla stretto, partendo dalla difesa, e sono cose che ovviamente non sono esattamente le stesse della nazionale, perché c’è un altro allenatore e altri metodi”.
L’influenza spagnola a Como è evidente, e Vojvoda parla con sincera ammirazione dell’impatto di Fàbregas. “Ha una grande personalità ed è una persona davvero perbene. Ti insegna tanto. È uno stile molto spagnolo, ti insegna a muoverti, giocare veloce, guardare prima di ricevere. Ti dà un enorme vantaggio. Io sono un giocatore che ama toccare la palla, quindi questo mi aiuta davvero a migliorare”. Questa disponibilità a evolversi e adattarsi dopo oltre 300 partite professionistiche rappresenta un esempio importante per i giovani del Como: la leadership non consiste nell’avere tutte le risposte, ma nel mantenere la voglia di migliorarsi.
Ciò che colpisce di più in Vojvoda è la sua comprensione dell’identità unica del Como. “Qui c’è molta qualità. Quando senti parlare del progetto, di quello che stanno costruendo, tutto procede a una velocità incredibile. E si percepisce che vogliono davvero fare qualcosa di grande. Questo club ha un’anima diversa”. Quest’anima si fonda sugli stessi principi che Vojvoda ha portato con sé in tutta la carriera: fiducia di fronte al dubbio, perseveranza davanti agli ostacoli e impegno costante verso l’obiettivo collettivo.

Il suo percorso incarna questi principi. Da Pironchamps a oltre 130 presenze in Serie A, dall’essere ignorato dal Belgio al diventare capitano del Kosovo in traguardi storici, Vojvoda ha seguito la strada più difficile e ne è uscito più forte. “Se qualcuno mi avesse detto, da bambino a Liège, che avrei giocato più di 130 partite in Serie A, non ci avrei creduto. Ma ho sempre creduto in me stesso. Ho trascorso una strada difficile, prestiti, una stagione nella quarta divisione tedesca, ma sapevo che ce l’avrei fatta se avessi lavorato sodo. Sono orgoglioso del mio percorso. E solo perché ho trent’anni non significa che abbia finito”.
A trent’anni, Vojvoda si trova all’incrocio tra esperienza e ambizione. Le sue prestazioni hanno già inciso sulla stagione del Como, e il suo carattere lo rende un punto di riferimento naturale nel gruppo di leadership della squadra. A livello di club è uno dei capitani che guida il Como verso i propri obiettivi; a livello internazionale è il capitano che costruisce il futuro del calcio kosovaro, un traguardo storico alla volta. Due squadre, due modi di essere capitano, un impegno costante verso l’eccellenza. In Mërgim Vojvoda, sia il Como 1907 sia il Kosovo hanno trovato un leader che sa che la vera leadership non è gloria individuale, ma è saper sollevare chi ti sta intorno e costruire qualcosa di più grande complessivamente.