
LIFESTYLE
Orticolario: l’Eden Selvatico del Lago di Como
“Un giardino non è solo una porzione di terra, ma un’offerta.”
“Ad Orticolario persino il silenzio vibra di significato”
“Lasciati attrarre dallo spettacolo. Trova rifugio nella quiete.”
Ci sono pochi luoghi che indossano la bellezza con la stessa naturalezza del Lago di Como in ottobre. Le folle estive si sono ormai diradate, la luce si fa più tenue, e i giardini — quegli emblemi curati della cura italiana — cominciano ad allentare la tensione. Ed è proprio allora che, quasi inaspettatamente, nasce qualcosa di nuovo.
Dal 2 al 5 ottobre 2025, Orticolario torna a Villa Erba, la dimora ottocentesca un tempo appartenuta a Luchino Visconti, per la sua quindicesima edizione. Descritto come un “evento culturale per chi vive la natura come stile di vita”, Orticolario non è tanto una mostra di giardinaggio quanto una dichiarazione d’intenti: il giardino può essere uno spazio di emozioni, seduzione, creatività — e soprattutto, di narrazione.
Ogni anno Orticolario sceglie un tema per dare forma ai suoi giardini e alle sue installazioni. Il tema del 2025 è “Eden”. Ma non si tratta dell’Eden dell’innocenza e della simmetria. Questo è un Eden inteso come rottura, come possibilità. Un Eden dove le spine non vengono potate, la natura si ribella e il paradiso è, in qualche modo, selvaggio.

Un forte invito in un mondo sempre più ossessionato dal controllo. Qui, i visitatori sono invitati a immaginare come potrebbe apparire oggi l’Eden: rigoglioso, certo, ma anche dubbio. Una bellezza con un margine d’ambiguità. I curatori parlano di “un Giardino dell’Eden contemporaneo” in cui l’uomo non è più il protagonista centrale, ma un ospite—capace di osservare con umiltà invece che dominare. Un’idea tanto filosofica quanto orticola.
Orticolario è nato nel 2011. All’epoca era un evento affascinante, seppur discreto, con meno di 20.000 visitatori e poco più di 200 espositori. Ma nel tempo è fiorito, diventando una sorta di termometro culturale, capace di attirare ogni anno oltre 25.000 visitatori e più di 250 espositori: dai coltivatori di piante rare ai paesaggisti concettuali.
La dimensione è importante, certo, ma è l’atmosfera a rendere Orticolario davvero unico. Passeggiare nei giardini di Villa Erba all’inizio dell’autunno è come entrare in un sogno allestito con precisione botanica e intenzione artistica. Qui non ci sono file sterili di stand: solo installazioni che parlano, suscitano, provocano.
Tra le opere più attese di quest’anno c’è “DZONOT”, installazione site-specific firmata da Jonathan Arnaboldi e Matteo Pellicanò. Prendendo il nome dal termine maya che indica una voragine naturale, l’opera sarà il fulcro del padiglione principale: una spirale immersiva di alberi che evoca il rapporto sacro tra l’essere umano e gli ecosistemi antichi. Sostenuta da Fondazione BPM e STIHL, l’installazione fonde specie mediterranee, eleganza strutturale e suggestioni spirituali—suggerendo, forse, che l’Eden non sia un luogo ma un varco.
Debutta anche AREA *: un nuovo spazio in cui artigiani contemporanei presentano opere che spaziano dall’arredo scultoreo alla ceramica fatta a mano. È la proposta più moderna mai vista a Orticolario: un punto d’incontro tra artigianato e coscienza, che offre un contrasto più lento e tattile rispetto allo spettacolo esterno.
Non sorprende che Orticolario sia diventato uno degli eventi prediletti dal mondo del design italiano. Negli anni passati, protagonisti della moda come Rita Missoni e Wanda Ferragamo hanno prestato il loro nome a piante o partecipato a cerimonie inaugurali. Si vocifera che anche quest’anno potrebbe esserci una grande firma: una designer nota per le sue silhouette scultoree e il profondo legame con i materiali sostenibili. Nulla di confermato, ovviamente. Orticolario ama mantenere il suo fascino riservato.

Eppure, lo si percepisce nei dettagli: nel modo in cui i giardini si aprono come abiti da sera, nella coreografia morbida di ombre e petali sui sentieri ghiaiosi, nell’eco dell’acqua che lambisce le terrazze in pietra di Villa Erba. Il paesaggio, qui, non fa solo da cornice alle opere: è esso stesso opera.
Ciò che rende Orticolario singolare è il suo rifiuto di trattare i giardini come oggetti statici e decorativi. Ogni edizione solleva temi dell’oggi — sull’ecologia, sull’estetica, sul nostro posto nei sistemi viventi. Tra i temi precedenti, “Fitodepurazione” e “Il senso dell’acqua”— concetti che uniscono bellezza e biologia, attirando l’attenzione sull’intelligenza delle piante, sulla politica del suolo, sul ruolo del giardiniere non solo come progettista, ma come ascoltatore.
Anche “Eden” quest’anno segue questa scia: è insieme metafora e manifesto. Un designer parla di creare “spazi di contraddizione”, giardini che offrano allo stesso tempo ombra e provocazione. Un altro inserisce una soundscape nella propria installazione, utilizzando vibrazioni a bassa frequenza per “dialogare” con le piante.
A Orticolario, perfino la quiete vibra di significato.
E poi, naturalmente, c’è la villa. Villa Erba, con i suoi soffitti affrescati, la grande rotonda e un passato da cinema, non è semplicemente una sede: è l’anima stessa dell’evento. Un tempo residenza estiva della famiglia Visconti, i suoi giardini pendono dolcemente verso il lago, punteggiati da platani secolari e angoli nascosti che sembrano fatti apposta per conversazioni sussurrate. È uno spazio sospeso nel tempo — al tempo stesso decadente e umile, selvatico e ordinato.
Nessun altro luogo potrebbe accogliere Orticolario come questo. Tra ortensie e carpini, l’evento trova il suo ritmo — né nostalgico né futurista, ma perfettamente ancorato al presente.

C’è qualcosa di profondamente elegante — e profondamente radicale — nell’insistenza silenziosa con cui Orticolario chiede che il mondo naturale venga trattato equamente. In un’epoca in cui la cultura impone spesso velocità, opinioni, performance, questo è un luogo che premia l’attenzione. Una foglia non è solo una foglia, ma un gesto. Un giardino non è solo una porzione di terra, ma un’offerta.
E quando scende la sera e il lago comincia a riflettere le luci dei giardini, Orticolario si trasforma. Diventa un ritrovo di esteti, designer, amici delle piante e semplici curiosi. Un promemoria che lo stile, nella sua forma più autentica, non è mai separato dalla natura ma nasce da essa.
Lasciati attrarre dallo spettacolo. Trova rifugio nella quiete. E torna verso casa con una nuova idea di bellezza, quando le si permette di essere un po’ più selvaggia.